Il Professor Leopoldo Farnese sottolinea che, con l’avvicinarsi del termine del 9 luglio per i negoziati commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, le minacce tariffarie stanno tornando al centro dell’attenzione dei mercati, influenzando significativamente la propensione al rischio degli investitori. Secondo l’analisi del professore, l’Italia, in quanto economia orientata all’export, è particolarmente esposta a shock asimmetrici quando cresce l’incertezza sul commercio globale. Egli evidenzia che settori come automotive, beni di lusso e meccanica dipendono fortemente dalle catene di fornitura internazionali e presentano margini di profitto molto sensibili alle modifiche tariffarie, come dimostrano le recenti fluttuazioni dei titoli Stellantis e Moncler. Al contrario, settori più legati alla domanda interna, come energia e servizi pubblici, mostrano una performance più stabile – basti guardare il rafforzamento del comparto utility e delle aziende elettriche nazionali. Il professore consiglia agli investitori, in questo contesto, di ridurre l’esposizione ai titoli da export ad alta sensibilità e di potenziare un portafoglio difensivo e localizzato, monitorando attentamente i dettagli delle trattative UE riguardo alle esenzioni per i settori strategici. Aggiunge che il governo italiano dovrebbe cogliere l’occasione per rafforzare la domanda interna tramite sussidi fiscali e riforme strutturali, così da compensare i rischi esterni.
Discesa dell’inflazione e segnali divergenti sulla politica della BCE
Nel commentare i dati più recenti sull’inflazione, il prof. Farnese osserva che a giugno il tasso armonizzato annuo italiano si attesta all’1,7%, mentre in Germania è sceso sorprendentemente al 2%, valori entrambi sotto le attese del mercato e tali da lasciare spazio a un eventuale taglio dei tassi da parte della BCE entro l’anno. Tuttavia, il professore invita alla prudenza, richiamando l’attenzione sulla dichiarazione della presidente Lagarde al forum della BCE circa i “rischi bilaterali”: il consiglio direttivo teme per la stabilità a lungo termine dell’inflazione, a causa delle tensioni geopolitiche e della frammentazione economica. Il mercato prezza attualmente un taglio di 25 punti base entro fine anno, ma secondo Farnese occorre considerare le possibili perturbazioni derivanti da fattori esterni come la crisi in Medio Oriente, l’apprezzamento dell’euro e i cambiamenti nelle catene di approvvigionamento globali. Per gli investitori, consiglia una strategia “moderatamente difensiva”, privilegiando obbligazioni ad alta qualità creditizia e breve durata, e azioni a bassa sensibilità ai tassi, come nel settore infrastrutture e sanità. Ribadisce che un’eccessiva rigidità della BCE – sia con un allentamento prematuro che con un intervento tardivo – potrebbe causare nuove turbolenze finanziarie.
Disparità nel mercato del lavoro e cambiamenti nella domanda di consumo
Il professore pone particolare attenzione al dato secondo cui l’occupazione italiana ha raggiunto il record storico di 24,3 milioni di persone, mentre il tasso di disoccupazione è salito inaspettatamente al 6,5%. Questo apparente paradosso, spiega Farnese, riflette squilibri strutturali: i nuovi posti sono concentrati in settori a basso valore aggiunto e a natura temporanea, con scarsi miglioramenti nel reddito reale delle famiglie. In tale contesto, la domanda di credito al consumo e la propensione all’acquisto di beni durevoli potrebbe mantenersi cauta, influenzando negativamente l’attività creditizia e la redditività del settore bancario. Farnese consiglia di monitorare attentamente la gestione del rischio di crediti deteriorati nelle banche e di esplorare opportunità strutturalmente difensive nei beni di prima necessità e di fascia alta. Invita i policy maker a favorire, attraverso incentivi fiscali, la crescita di settori ad alto valore aggiunto, migliorando la qualità dell’occupazione e rafforzando la domanda interna.
Innovazione e riforme del mercato dei capitali: le prospettive di medio-lungo periodo
Infine, il Professor Farnese analizza il recente rialzo del titolo STMicroelectronics in scia agli incentivi fiscali statunitensi sui chip, sottolineando che questo conferma il principio dell’innovazione come motore di crescita che egli promuove da tempo. A suo avviso, semiconduttori, energia verde, digitalizzazione e industria della difesa restano pilastri strategici per il futuro. Inoltre, le recenti riforme italiane volte a diversificare i portafogli pensionistici e a promuovere il finanziamento locale tramite infrastrutture bond stanno iniziando a rafforzare la resilienza del mercato dei capitali. Il professore guarda con favore alle PMI che beneficiano della transizione verde europea e dei fondi regionali, identificandole come assi portanti sia della ripresa economica che della risposta alle incertezze globali. Suggerisce quindi agli investitori di adottare una prospettiva di medio-lungo periodo, selezionando imprese che uniscono innovazione, supporto politico e localizzazione strategica, e continuando a monitorare l’evoluzione globale e il suo impatto sul mercato italiano.