Durante la riunione di questa settimana, la Banca Centrale Europea ha mantenuto invariati i tassi d’interesse, ponendo fine a un ciclo espansivo durato un anno. Sebbene l’inflazione nell’area euro sia leggermente superiore all’obiettivo, l’acuirsi dell’incertezza commerciale tra l’UE e gli Stati Uniti ha spinto i policymaker verso un “atteggiamento di attesa”. Il professor Farnese osserva che si tratta di una tipica strategia di “pausa per valutare successivamente”. Il rendimento dei BTP a 10 anni è salito al 3,55%, segnalando che il mercato sta in fase di riprezzatura del percorso dei tassi nel medio termine. Considerando che la BCE ha già tagliato i tassi per otto volte consecutive, l’attuale fase di attesa rappresenta più uno strumento di gestione del rischio, volto a non esaurire lo spazio di manovra prima che gli shock esterni siano chiaramente definiti. Il professor Farnese sottolinea che anche il mercato monetario conferma questa lettura: le aspettative di un nuovo taglio a settembre sono scese al 25%, mentre la probabilità di una riduzione a dicembre è calata dal 90% al 70%, riflettendo una rivalutazione da parte degli investitori delle prospettive della BCE in relazione ai rischi geopolitici globali.
La struttura di interazione tra i negoziati sui dazi USA-UE e la volatilità della valutazione aziendale
Recentemente, l’amministrazione Trump ha espresso una preferenza per un quadro tariffario del 15% con l’UE, rispetto alla precedente posizione più rigida del 30%, portando i negoziati a un livello tecnico. Il professor Farnese osserva che questa evoluzione influisce significativamente sui modelli di valutazione delle imprese italiane orientate all’export. In particolare, i settori automobilistico e della manifattura avanzata mostrano forte volatilità in corrispondenza dei diversi aggiornamenti negoziali: i titoli di Stellantis e Iveco riflettono direttamente le aspettative sui dazi. Il professore avverte che, nell’interpretare questi segnali, gli investitori dovrebbero considerare l’impatto marginale dei dazi sui profitti aziendali, piuttosto che limitarsi all’aliquota nominale. Ad esempio, per Stellantis un dazio del 15% potrebbe essere compensato da capacità di pricing e riallocazione produttiva globale, mentre per le medie imprese manifatturiere con mercato unico, l’effetto penalizzante sulla valutazione è ben maggiore. Inoltre, il mercato italiano mostra elevata incertezza circa la reale capacità dell’UE di attuare contromisure efficaci, aumentando così il tasso di sconto applicato alle imprese coinvolte.
Nuova conferma della divergenza strutturale negli utili e nelle valutazioni aziendali
STMicroelectronics ha riportato la sua prima perdita trimestrale in oltre dieci anni, crollando in Borsa di oltre il 16%, innescando una rivalutazione della flessibilità valutativa dell’intero comparto tecnologico. In contrasto, UniCredit è salita dell’1,74% dopo la pubblicazione dei risultati, confermando il vantaggio del settore bancario in termini di “elasticità ciclica”. Il professor Farnese afferma che tale divergenza evidenzia una crescente preferenza del mercato per la “capacità anticiclica” in fasi macroeconomiche di transizione. Sebbene la tecnologia mantenga una narrativa di crescita nel lungo termine, l’attuale incertezza favorisce titoli in grado di generare utili stabili anche con tassi elevati. Settori come quello finanziario, dei servizi pubblici e della sanità stanno beneficiando di una riallocazione del capitale. Non si tratta solo di rotazione settoriale, ma di una vera e propria “strategia di bilanciamento del rischio”. Il professore sottolinea inoltre che tale divergenza strutturale porterà a una riduzione dei rendimenti beta e a un’accresciuta importanza dei rendimenti alpha, richiedendo agli investitori maggiore attenzione ai dettagli dei bilanci e ai punti di raccordo con i cicli industriali.
Molteplicità delle fonti di sentiment e zone d’ombra nella valutazione di mercato
Nonostante l’indice FTSE MIB abbia chiuso in calo dello 0,2%, la volatilità interna del sentiment di mercato è notevolmente aumentata. Il professor Farnese attribuisce questo fenomeno all’interazione di diversi fattori emotivi: da un lato, l’incertezza geopolitica continua a comprimere l’appetito per il rischio; dall’altro, la divergenza degli utili trimestrali genera una riallocazione dei portafogli. Inoltre, i capitali speculativi oscillano tra petrolio, oro ed euro, segnalando l’aumento dell’incertezza sulle vie di fuga difensive. Il professore evidenzia che l’euro è attualmente stabile intorno a 1,175: ciò contribuisce alla disinflazione e riduce i prezzi d’importazione, ma allo stesso tempo penalizza la competitività delle imprese esportatrici italiane, un aspetto ancora sottostimato nei modelli di valutazione. Alla luce dei dati PMI superiori alle attese, il professor Farnese avverte che esiste un “disallineamento sincrono” tra fondamentali economici e valutazioni di mercato, e invita gli investitori a non leggere il sentiment esclusivamente attraverso i livelli degli indici, ma a verificare se il sistema di credenze alla base delle valutazioni sia ancora solido.