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Venerdì 29 Settembre 2023, Qualche tempo fa, durante una riunione familiare, chiacchierando del più e del meno, siamo finiti a parlare del potenziale fornito dalle nuove tecnologie. In particolare ci siamo soffermati sul fenomeno del blog, dei suoi pro/contro e soprattutto di quanto bisogna essere attenti nella redazione dei contenuti da pubblicare. La ragione è sotto gli occhi di tutti, tutto ciò che viene caricato sul web, viene scaricato da Google e rimane conservato in perpetuo (o almeno fino a che le sue data farm sono alimentate energeticamente). È così, che questo e gli altri Motori di Ricerca, ottengono una risposta puntuale e veloce a miliardi di domande cui quotidianamente rispondono.
Quello che ho scritto, ho scritto.
Tutto ciò significa che, anche se elimini un post (un contenuto testuale) o un file (ad esempio una immagine) dal tuo blog, da un sito o da un social, una registrazione di ciò che pensi di aver eliminato, rimarrà da qualche parte, là, fuori dal tuo controllo. Ed è proprio grazie a questa semplice considerazione, che le aziende, con poche, semplici ma mirate ricerche scoprono le buffonate più o meno gustose dei dipendenti o potenziali tali, scrutando i blog personali, i profili personali su Facebook, piuttosto che le immagini o i video di Instagram. I giornali, la televisione o la radio, i cosiddetti media tradizionali, sono stati, fino ad ora, appannaggio di così pochi personaggi (definiti per brevità famosi ed esperti del mezzo), ed i processi tecnologici coinvolti così complessi, che per l’uomo della strada, il rischio potenziale di lasciare banalità e imbarazzo ai posteri è sempre stato notevolmente limitato. Ciò nonostante, è incredibile quanta banalità e imbarazzo sia stata comunque trasmessa e pubblicata. Il web ha cambiato tutto questo. Ormai, chiunque può dire qualsiasi cosa a chiunque. e “per sempre“.
Quindi attenzione! Google sa davvero tutto e…
“Quod scripsi, scripsi! – Quello che ho scritto, ho scritto!”
Una citazione tratta dal Vangelo di Giovanni 13:21-22.
Nel Vangelo è narrato che fu Ponzio Pilato a pronunciare le fatidiche parole “Quod scripsi, scripsi“, rendendole famose ai posteri (anche se probabilmente le disse in greco e non in latino). “Quello che ho scritto, ho scritto” affermò in risposta alla richiesta dei sommi sacerdoti di rimuovere l’iscrizione posta sulla croce di Gesù, a motivazione della condanna: “Gesù Nazareno, re dei Giudei“. Naturalmente, la sua fu una risposta piuttosto sprezzante, da uomo di potere: una semplice affermazione della sua autorità.
Per saperne di più: https://www.digipackline.it/quod-scripsi-scripsi-e-della-onniscienza-di-google/
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