Segnalato da PrinceRebel il
Fonte https://thebird.altervista.org. Medicina su Pinterest
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Lunedì 30 Gennaio 2017,
È quasi buio quando il pullman bianco con la scritta tourist supera il cancello del Medanta, 16 piani di ospedale privato affollati come la stazione Termini all'ora di punta. Fuori c'è il traffico di Gurgaon, città satellite di Delhi dove il viavai di macchine, pedoni e motorini ricorda quello di uno stadio nel post partita. Salvo che va avanti per tutto il giorno e va moltiplicato per le centomila strade di una megalopoli da 16 milioni di abitanti, dove le clacsonate continue diventano un'unica grande sirena sempre accesa. In più in giro ci sono mucche, cinghiali, cani, scimmie. È lontanissima in ogni senso la provincia italiana da cui provengono le dodici persone che stanno scendendo dal bus, zaino in spalla e aria spaesata. Sui loro passaporti c'è scritto questura di Livorno, Latina, Cagliari, Bologna, Pisa, Nuoro, Roma, Aosta; le cartelle cliniche che hanno con sé parlano di positività al virus dell'epatite C. Si fanno largo nella hall del Medanta fino agli ascensori. All'undicesimo piano le attende un epatologo, il dottor Newrai Saraf. Da giorni tutti pensano solo a questo momento, e ora che è arrivato l'emozione fa sudare le mani. "La malattia non è grave ma il farmaco ci vuole, consiglio 12 settimane di trattamento. Ha ottime possibilità di guarire". Lo sguardo del medico passa dal paziente allo schermo del portatile, dove controlla i risultati degli esami arrivati via mail. Non indossa il camice, è rassicurante e sintetico, forse un po' avaro di sorrisi. Ma che importa, dopo appena dieci minuti si esce dal piccolo ambulatorio con la prescrizione dell'agognato rimedio, in questo caso un generico del prodotto di marca Harvoni di Gilead, che unisce i principi attivi sofosbuvir e ledipasvir. In tre mesi fa sparire il virus. Poco importa ai malati che studi recenti abbiano segnalato alcuni effetti collaterali in casi trattati con i nuovi medicinali. "Finalmente. Non potete immaginare quanto ho atteso questo momento". Giovanni Campus, di un paese della costa livornese, è raggiante. "Da ragazzo ho avuto un periodo sesso droga e rock'n'roll e devo essere stato contagiato allora. Sono decenni che convivo con l'intruso e finalmente è il momento di liberarmene". L'epatite si trasmette attraverso il sangue, soprattutto a contatto con aghi e siringhe infetti. Tra i turisti sanitari italiani seduti in sala d'attesa, che i pazienti indiani osservano con una certa curiosità, c'è anche chi chiama il virus "Alien" o "la miccia della bomba". Non tutti hanno voglia di rendere pubblica la loro storia, c'è chi lavora in bar o alimentari ("I clienti non capirebbero, si spaventerebbero e perderei il posto") e chi semplicemente non ha detto nulla a nessuno ("I miei genitori non sanno nemmeno che sono qui").