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Domenica 11 Giugno 2017, Per alcuni, senza i lavoratori immigrati, l’Europa perderebbe 30 milioni di lavoratori, con gravi ricadute sulla produttività e sul sistema economico. In Italia, l’immigrazione produce effetti positivi sia sul PIL che sulla spesa pubblica, dato che gli immigrati hanno tassi di occupazione maggiori rispetto ai locali e pochissimi di essi sono pensionati. Sempre più pensioni italiane si basano sui contributi previdenziali degli stranieri e solo un incremento ulteriore dell’immigrazione, accompagnato da politiche di integrazione e di inclusione, consentirebbe la piena sostenibilità del welfare.
Per altri, invece, un ampliamento della popolazione immigrata sarebbe dannoso soprattutto per gli stati dell’Europa meridionale, poiché gli stranieri competono sul mercato del lavoro con i locali per gli impieghi a bassa qualifica, aggravando la crisi occupazionale in corso. Quest’ultima, unita ai problemi di integrazione e allo sviluppo del terrorismo islamista, conduce all’affermazione di forze politiche ostili all’immigrazione. In particolare in Italia l’aumento dell’immigrazione non è stato accompagnato da una solida crescita economica e la prevalenza di immigrati a bassa qualifica può aver penalizzato la competitività del paese.
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