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Sabato 16 Settembre 2023, Quanta potenza si può sprigionare da un incontro fortuito? Noi giovani del terzo millennio siamo vittime della spettacolarizzazione cinematografica. Tutto ciò che non avviene in maniera eclatante non lo prendiamo nemmeno in considerazione. Eppure, a volte, le collisioni più feconde avvengono in maniera del tutto casuale, e in sordina, in silenzio e senza fare rumore, come l’acqua che scorre nel sottosuolo per poi sgorgare, esplosiva e inattesa, nei potenti getti di vapore del geyser.
Carlo Lorenzini, alias Carlo Collodi, incontra la letteratura a diciassette anni, quando va a lavorare come commesso nella libreria Piatti di Firenze, probabilmente per guadagnarsi qualche soldo da spendere in bagordi. Non ne resta subito infatuato; ci mette un po’ ad accorgersi di lei. I suoi genitori, madre cameriera e padre cuoco nella ricca famiglia fiorentina dei Ginori, non navigano nell’oro.
Nato a Firenze nel 1926, il piccolo Carlo cresce con la spada di Damocle della morte dei fratelli (su dieci figli, sei morirono in tenera età) sulla testa, e dentro (la testa) un irruento desiderio di fuga e affrancamento da una società che sembra andargli troppo stretta. Per sedare le sue bizze i genitori decidono di avviarlo agli studi ecclesiastici presso il seminario di Val d’Elsa e poi dai padri Scolopi di Firenze.
La tendenza all’insubordinazione, la vivacità grandiosa della mente e il bisogno di ampi spazi lo spingono, nel 1848, ad abbracciare le idee mazziniane e partecipare alle rivolte risorgimentali. Ma l’unità d’Italia, una volta ottenuta, si rivela un’autentica, bruciante delusione. Sono anni difficili, di stridori, di cambiamenti che lasciarono insoddisfatti molti intellettuali dell’epoca. Carlo Collodi era tra questi. Fine osservatore dallo spirito acuto, dall’animo sensibile e dal temperamento ribelle, nasconde, dietro l’apparenza da eterno monello, una natura contrastata. La frustrazione per aver lottato per ottenere un’unificazione italiana che, una volta concretizzatasi, non dimostra di dare i risultati sperati, si tramuta in intolleranza nei confronti del mondo esterno. Ed è qui che la letteratura, incontrata tanti anni prima nella libreria in cui lavorò all’inizio come commesso e poi come direttore, gli viene in soccorso. L’unico modo per evadere da una realtà che si rivela non all’altezza delle aspettative è quello di rifugiarsi in un mondo inventato. La letteratura sceglie la forma più fantasiosa e magica, quella della favola, per donarsi a Carlo Collodi.
Per saperne di più: https://www.digipackline.it/esplora-il-magico-mondo-di-carlo-collodi-e-delle-sue-fiabe/
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