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Lunedì 18 Settembre 2023, Irriverente, dissacrante, politicamente scorretto. Ma anche: intenso, nostalgico, malinconico, amaro. Tutto questo è Barney Panofsky, alias Mordecai Richler, scrittore canadese (1931 – 2001) che con “La versione di Barney” – da molti ritenuto un romanzo fortemente autobiografico – si consacra come membro dell’Olimpo dei più pregiati scrittori di lingua inglese, diventando – in Italia ma non solo – un vero e proprio caso editoriale senza precedenti.
Quasi venerato negli anni dal Foglio di Giuliano Ferrara, che gli ha dedicato svariati articoli a settimana, ergendo la figura di Barney Panofsky a vessillo della propria linea editoriale politically incorrect, fino a trasformarlo in un vero e proprio caso letterario da oltre 100.000 copie vendute.
“La versione di Barney” è in realtà molto più che un manifesto irriverente nei confronti della cultura occidentale.
Barney Panofsky, ebreo canadese arricchitosi grazie alle scadenti produzioni televisive della sua azienda, dall’evocativo nome di “Totally Unnecessary Production”, fortino da cui l’intollerante, rozzo e razzista Barney si diverte a scagliare invettive contro nemici personali e intere classi sociali, arrivato alla soglia della terza età decide, in corrispondenza dell’uscita del libro-rivelazione di Terry Mc Iver, suo ex-collega e amico, di raccontare la propria versione sui terribili fatti che lo videro coinvolto, e poi assolto, dall’accusa di omicidio di un suo caro amico, evento su cui Mc Iver pretende di sapere la verità.
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