Mercoledì 15 Novembre 2023, Intervista al noto Personaggio Attore "Tommaso Bianco" a cura dell'Ufficio Stampa & Produzioni MP di Salvo De Vita.
Maestro Bianco, lei è la conferma che le radici del teatro partenopeo portano ad ampliare la conoscenza del mondo della recitazione, in merito a ciò cosa ci può dire?
Tutti possiamo recitare, e in qualsiasi lingua, soprattutto il teatro è un’espressione che esiste nel mondo da quando è nata l’umanità. Nel concetto napoletano, per chi è nato nella città partenopea, come soleva dire il grande Edoardo de Filippo con una delle sue espressioni: “Napoli è nu’ paese curiuso e nu teatro antico sempe apiert c’è nasce gent ca’ senza cunciert scenne pe’ strada e sape recità”, questo racchiude in toto il concetto di recitazione.
Dalla fanciullezza ai nostri giorni, cosa è cambiato nel rapportarsi a questo mondo di cui lei è un pilastro della nostra cultura recitativa?
Nella mia arte recitativa, ho cercato di essere sempre me stesso, sono cresciuto con le tradizioni della mia terra, oltre al mio vissuto personale con il mio baglio umano. Quindi, la mia maturità recitativa è diventata sempre maggiore e di spessore. In certe trasposizioni teatrali e cinematografiche, si è notato spesso, che erano il frutto concomitante delle esperienze della mia vita reale vissuta con grande impeto, e dello studio sempre improntato a una crescita maggiore. Portavo, il mio humus umano nel lavoro, e da lì ne è scaturito anche un rapporto molto forte, e vivo, insieme allo spettatore, aldilà dell’empatia che si crea, c’è proprio una reincarnazione col personaggio, quindi si diventa un tutt’uno. In quei frangenti, perdevo la mia identità, per poi ritrovarmi con quella del personaggio stesso. In seguito, il mio raziocinio mi ha portato a distaccarmi da esso, per viverlo secondo certi canoni anche dal di fuori, altrimenti s’impazzisce e si perde la propria identità, quando si ha una simbiosi sì forte, questo è il gioco del teatro.
Se dovesse spiegare questo iter fatto di sacrifici e abnegazione che l’ha portato a divenire quello che oggi noi chiamiamo uno dei grandi nomi del teatro e del cinema cosa ci potrebbe dire in merito?
Sono stato sicuramente fortunato, perché ho potuto fare questa scelta dipendentemente dagli eventi, e anche da determinate occasioni che si sono presentate innanzi, non credo nella fortuna o sfortuna credo solo che in alcuni momenti della nostra vita si possano delineare situazione che il destino o come si vuol chiamare ci mette innanzi. I nostri iter, sono dettati da combinazioni, senza un programma logico. Se, nel 68’ non avessi deciso di lasciare l’aeronautica, scelta dettata dal mio cuore perché sono pacifista, sicuramente non sarebbe andata innanzi la mia recitazione in uno dei tre figli di “Filumena Marturano”. Forse, sarei divenuto un falegname, un artigiano o magari un tornitore meccanico come lo era mio padre nell’arsenale. In ogni libera professione, ci sono sempre dei sacrifici da dover affrontare dove non c’è il posto fisso, come diceva mio padre e anche il grande Edoardo, ciò implica un ragionamento di una scelta determinante di sacrifici maggiori da affrontare, come quando Edoardo mi disse: sei sicuro di lasciare il posto fisso?”. Quindi, secondo il mio parere, si accettano già in anticipo i sacrifici, quelli che poi chiamiamo con lo stesso nome, sono la spinta per andare sempre avanti, e la sfida di quello che ci fa legare a questo mestiere che scegliamo. Però la spinta maggiore o la soluzione è sintetizzata in una sola parola “la passione”, perché la vita in qualsiasi campo è passione. Se non si riesce ad andare avanti senza di essa, non si può percorre nessun iter nella società.
Da un po' di tempo la città felsinea che l’ospita, è scenario grazie al suo contributo e a quello di diversi suoi collaboratori, di percorsi studio per nuove leve del teatro, come mentore come si sente?
Mi sento sempre napoletano e cittadino del mondo. L’attore, già per una sua scelta non si sente legato a una sola città, per una costituzione mentale, esso si sente cittadino del mondo. Quindi, rimanere con le proprie origini, mi sembra il minimo, per un attore per poter esprimere i sentimenti legati alla propria indole. Rimanere legati alle origini, fa sì che si diventi più universali, questa è la regola fondamentale. Abbiamo bisogno di verità nel nostro vissuto, essa può trasmettere emozioni sul palcoscenico indefinite, bisogna comunicare al mondo con la propria verve artistica, che parte dal cuore. Basti pensare, che “Filumena Marturano” è stata tradotta in cinquanta lingue, proprio perché parlava al cuore di tutta l’umanità.
Ottant’anni compiuti e un traguardo lavorativo bellissimo fatto di…?
Un traguardo, il mio costellato da anni di sacrifici, di emozioni e sofferenze. In seguito, la società mi ha accolto, per come sono e con questo mio modo di vedere la vita...
Festeggeremo i miei ottant'anni al teatro Triano Viviani a Forcella di Napoli per le ore 18.00,Vi aspettiamo Numerosi!!!
Ufficio Stampa MP.
(editoriale)