Lunedì 27 Dicembre 2021, Non molto tempo fa, il tema delle migrazioni è diventato interessante per me perché la situazione è molto instabile e risuona e, ovviamente, è al centro delle discussioni politiche. Pertanto ho volutato fare delle analisi su questo importante problema. Sto progettando di realizzare diverse pubblicazioni sulla crisi migratoria. Nella prima parte descriverò il tema dell’occupazione dei migranti regolari e irregolari in Italia, poiché questo argomento è sempre stato un « punto dolente » per il Paese.
Il quadro delle collettività presenti in Italia è composito, ma solamente 14 contano un numero di residenti superiore a 100mila residenti. La collettività romena è quella più numerosa con 1,1 milioni di cittadini residenti (il 22,7% del totale). Seguono i cittadini albanesi (410mila, l’8,2% del totale), i marocchini (408mila, l’8,1%), cinesi (289mila, il 5,8%) e ucraini (228mila, il 4,5%). La crescita registrata nel decennio scorso ha subito una profonda inversione di tendenza nel 2020, facendo registrare per tutte una dinamica negativa rispetto al 2019.
È interessante l’aumento dei cittadini del Regno Unito, che con quasi il 10% in più rispetto al 2019, fanno registrare l’incremento maggiore degli ultimi cinque anni. Il motivo più probabile è che a seguito della Brexit molti cittadini già presenti in Italia abbiano deciso di ufficializzare la propria situazione.
Alcune collettività africane, che nel 2018 avevano fatto registrare una forte crescita (Guinea, Gambia, Mali, Camerun, Costa d’Avorio, con incrementi tra il 13% e il 4%), nel 2020 confermano le variazioni negative registrate a partire dal 2019.
Per la sua posizione geografica, l’Italia è il primo Paese sulla via dei migranti. All’inizio, negli anni 80, hanno « occupato » diverse grandi città ma nel tempo hanno iniziato a occupare anche altre regioni. Le regioni più favorevoli all’assimilazione sono Lazio, Piemonte, Liguria, Emilia-Romagna. Ciò è dovuto all’alto grado di coinvolgimento della popolazione locale nella vita politica.
Le cose stanno così: per lo più gli immigranti regolari lavorano nell’Italia settentrionale e i clandestini – principalmente nell’Italia meridionale.
Il numero dei migranti cresce ogni anno : da agosto 2020 a luglio ne sono arrivati quasi 50.000.
Al momento i nuovi arrivati costituiscono l’8,5% della popolazione (che è più di 5.000.000), ma meno della metà di loro lavora legalmente. Di questi, solo il 40% riceve un permesso ufficiale di soggiorno nel Paese. Operano principalmente nel settore dei servizi: trasporto, pulizie, ristoranti, lavori domestici, assistenza). I migranti legali lavorano anche nelle attività industriali, poiché c’è carenza di manodopera. I loro salari sono sono più alti di quelli di chi lavora nel sud del paese.
Dopo che la « Lega » di Salvni ha lasciato la coalizione di governo nel settembre 2019, le autorità italiane hanno nuovamente aperto l’accesso ai porti per i vettori di migranti illegali, quindi il loro flusso è aumentato. Con l’arrivo del nuovo governo nel 2021 la situazione, infatti, non è cambiata.
In Campania la diffusione della migrazione clandestina è legata alla struttura del mercato del lavoro dei lavoratori stranieri. Di solito, trovano il lavoro illegale nel settore dei servizi, nell’agricoltura a causa dello scarso sviluppo dell’industria. Il loro lavoro informale in agricoltura è stagionale e genera reddito a breve termine.
Nelle condizioni di un mercato del lavoro non regolamentato, le imprese si sforzano di ridurre i costi, principalmente attraverso i salari. Ecco perché i datori di lavoro sono interessati ad assumere immigrati che siano soddisfatti di qualsiasi pagamento in contanti, anche il più minimo, a differenza dei lavoratori locali.
Qualcosa del genere. Nel prossimo post descriverò il problema della criminalità migratoria.
(editoriale)